Oslo a prima vista

Se fossi costretto a scegliere pochi, e ben selezionati, termini per descrivere e ricordare Oslo – ipotizziamo: meno di una decina di hashtag – probabilmente opterei per “luce”, “verde”, “cantieri”, “passeggio”, “fiordi”, “monumenti” e “arte”.

#luce. La prima cosa che si nota, non appena si atterra in Norvegia nel mese di giugno, è la luce. È diversa. È la famosa luce del nord, differente sia come intensità, sia per la durata. Un fenomeno capace di cambiare improvvisamente, e radicalmente, tutta la prospettiva attraverso la quale si vede, e si vive, una città. Lo so, è un fatto noto a tutti, sin da bambini. Ma un conto è leggere queste cose sui libri delle elementari (“in Scandinavia c’è il sole a mezzanotte e la notte polare in inverno”, “in un periodo dell’anno c’è sempre luce, e in un altro è sempre buio”), un conto è viverle di persona. I colori chiari delle facciate di molti palazzi, o le sculture cromate in alcune piazze – ce n’era una, ad esempio, proprio nella piazza di fronte allo Scandic St. Olav Plass dove alloggiavo – sembrano essere lì apposta per far rimbalzare la luce, anche alle undici di sera, tra le vie del centro e per accecare il turista. Non dimenticate mai, quindi, gli occhiali da sole. Nemmeno per la passeggiata del dopocena.

#verde. Olso è, notoriamente, una città green, tra le più verdi al mondo. Lo si percepisce, innanzitutto, scrutando l’orizzonte dai finestrini del trenino – una specie di Malpensa Express – che dall’aeroporto ci conduce, in meno di venti minuti, al centro città, e che attraversa, appunto, splendidi paesaggi verdi. A proposito, il viaggio da Milano a Oslo è indolore: dal centro di Milano sono giunto a Malpensa, Terminal 1, col trenino preso in Garibaldi, mi sono imbarcato con la compagnia norvegese low cost Norwegian Airlines, circa due ore di volo, e sono arrivato in un aeroporto molto organizzato dove ho recuperato i bagagli, ho fatto un altro biglietto di un altro trenino in una macchina elettronica che mi prontamente indicato un addetto al trenino e sono arrivato, dopo due o tre fermate, in centro. Tempo necessario: meno di quattro ore da Milano/centro a Oslo/centro. Il verde cittadino è santificato anche dall’attenzione che l’amministrazione dimostra concretamente per parchi, parchetti, piste ciclabili tra gli alberi e spazi verdi, che sono attraversati da tantissimi ciclisti. Se aggiungiamo una cura nella gestione del traffico, e una strategia di raccolta dei rifiuti molto avanzata, si percepisce proprio questo amore diffuso per l’ambiente e per il vivere eco-sostenibile.

#cantiere. La città è anche, purtroppo, un cantiere, ormai da alcuni anni. A ogni angolo di strada ci sono dei lavori in corso. Tutti i paesaggi più belli sono, inevitabilmente, rovinati da una gru sullo sfondo che dovrà essere inevitabilmente photoshoppata. L’obiettivo è di far rinascere interi quartieri della città nei prossimi anni, per renderla ancora più accogliente e moderna. Intanto, però, ogni strada è un buco, e sembra che abbiano iniziato tutti i lavori contemporaneamente. I lavori coinvolgono tutti: non solo le strade (con, quindi, i pedoni che devono fare slalom tra segnali, ponteggi e cemento) ma anche i musei (con migrazioni continue di opere da un museo all’altro in attesa di una sede centrale definitiva che riporti tutto a unità), i palazzi e i centri commerciali dei nuovi quartieri. Sappia, quindi, il turista che troverà, ancora per un paio d’anni, una città che è un laboratorio a cielo aperto. Scusate se sono per un momento pratico, ma occorre fare un’attenzione particolare alle caviglie e al “rischio slogatura” soprattutto sui numerosi marciapiedi che hanno le mattonelle sollevate. Sono tornato a casa con diverse storte e rischi di cadute, soprattutto se ci si distrae nel guardare i palazzi: ne ricordo tre, una appena uscito dalla stazione, una mentre mi recavo al museo di Munch, mi sono girato a vedere una chiesa e mi è anche volato per terra il cellulare, e un mattone malefico sollevato nel marciapiede davanti a un famoso ristorante indiano. Occhio, quindi!

#struscio. Dopo le sei di pomeriggio, e nel weekend, Oslo si anima con il passeggio nella strada centrale, la via dello struscio, che attraversa la città. Si chiama Karl Johans Gate. Mercatini, street food nelle piazzette, negozi aperti e tanti giovani in giro ravvivano il centro. Tutti si spostano, tendenzialmente, verso il mare (per bere o mangiare) o nel cuore di Oslo per fare shopping. I negozi alternano catene internazionali a produttori locali di abbigliamento e di oggetti di design, insieme a negozi norvegesi con materiale norvegese per turisti (il maglione di Thor, berretti di lana, sciarpe, materiale tecnico per spedizioni nell’Artico, zaini da Antartide, e simili).

#fiordi. La parte sul mare, quello che era il ricovero delle navi, è diventata, si diceva, il luogo più fashion: con barche, locali, ristoranti di pesce ma anche baretti galleggianti, musicisti di strada, giocolieri e carretti con lo zucchero filato. È sicuramente la zona più suggestiva e mozzafiato per chi viene da fuori. Da questa zona partono battelli sia per le isole dei musei sia per fare delle crociere di diverse ore che portano un po’ più fuori a visitare i fiordi o a vedere Olso dal mare, uno spettacolo molto affascinante che vede una città immersa nel verde con alle spalle le foreste. Nel caso si avesse più tempo, il treno che da Oslo porta al mare di Bergen è indicato tra i percorsi ferroviari più suggestivi al mondo, e il volo per le isole Lofoten, verso nord, permette di vedere anche questa notissima località turistica.

#monumenti. I monumenti non sono molti, e a volte sono nascosti tra palazzi moderni, ma sono suggestivi. Lo stile è quasi sempre nordico, con qualche eco mussoliniana (o, meglio, razionalista), anche se l’attenzione al design è sempre maniacale. Le poche chiese che si incontrano sono incardinate tra i palazzi, come a volte succede a New York.

#arte. I musei, infine, sono tanti, ben organizzati e comodi da raggiungere, e mantengono viva la tradizione d’arte e l’attenzione alla cultura che è propria di questi Paesi. Spaziano dal moderno all’antico, dalle tradizioni locali ai miti nordici, sino alla storia (e alle attività) di Alfred Nobel.

I dibattiti sui palazzi

I palazzi di Oslo, agli occhi di un turista, appaiono quasi tutti molto belli: alti, dalle facciate pulite, con stili che variano e che disegnano, a volte, angoli di Praga o di Parigi tra edifici più austeri.

Eppure, quando c’erano da costruire dei palazzi importanti, spesso la cittadinanza si schierava contro l’estetica, o comunque ci metteva anni per affezionarsi.

È il caso, ad esempio, del palazzo del Comune, con le sue due torri, che solo dopo tanti anni fu iniziato ad apprezzare dai locali. I musei, soprattutto quello disegnato da Renzo Piano, e l’Opera House sono tra le linee più apprezzate.

Anche le costruzioni che contengono gallerie di negozi sono pensate per essere, esteticamente, armoniose con il paesaggio, soprattutto se ci si avvicina al mare.

Gran parte degli edifici richiamano uno stile che potremmo definire industriale, ossia il riadattare vecchie fabbriche o complessi, appunto, industriali. Sono rimaste le finestre con inferriate, a volte, delle linee molto formali e palazzi larghi che a volte caratterizzano interi isolati. È razionalismo puro: palazzi concreti, spesso senza fronzoli, fruibili.

Il palazzo del Parlamento è molto caratteristico nel senso che è incastrato tra due palazzi “normali” e rischia di passare inosservato.

Per raggiungere il Museo di Munch mi sono anche addentrato, a piedi, in una parte semi centrale. Il panorama è leggermente cambiato, anche se molto tranquillo, però non ho potuto verificare la periferia o quartieri più degradati.

Il cibo

In Norvegia si mangia bene. A parte i numerosi cuochi stellati o ristoranti di classe (anche etnici), sia in città sia in periferia, a farla da padrone sono il pesce (nel versante sul mare) e la carne (nel versante foresta). Salmone, gamberetti, carne di renna, hamburger e tanti altri piatti allietano i turisti. Interessanti sono anche alcune catene (come, ad esempio, Pink Fish) che a prezzi ragionevoli offrono pesce per strada.

Già dalle cinque del pomeriggio i ristoranti iniziano a riempirsi, l’orario clou è le sette di sera. Vi è questa tradizione di fare una colazione molto sostanziosa, di pranzare velocemente e poi di cenare molto presto.

La colazione nel mio albergo era degna di nota – si autocelebrava come la miglior colazione di Oslo – e anche in questo caso era presente il pesce (salmoni marinati o freschi, soprattutto, e merluzzi impanati) accanto alla carne (non solo le tradizionali salsicce e bacon ma anche patè di fegato e bistecche).

Il costo del cibo e delle bevande a Oslo è uno dei temi più discussi sui siti di viaggi. Ciò ha un fondamento di verità: si nota subito, a occhio, un raddoppio del costo delle bevande rispetto a ciò cui siamo abituati in una grande città, sia nei negozi sia nei locali. Per fare un esempio: se una bottiglietta di acqua minerale costa in media, a Milano, 1 euro e 50, a Oslo ne costa 3. Una birra media da 8 a 12 euro (contro i 4,5 tipici in città italiane), un piatto, ad esempio un secondo, attorno ai 30 euro. Il turista che sia attento alle spese può però tranquillamente fare una bella colazione, mangiare un hamburger di pesce a pranzo e poi cenare (senza esagerare) in un ristorante, e la spesa rimane sostenibile. Soprattutto se si domanda tap water, buonissima in città.

Ci sono alcuni ristoranti storici, consigliati anche nelle guide, che accanto alla qualità nel pranzo o nella cena uniscono dei locali molto suggestivi e che profumano di storia. Ci immaginiamo Ibsen e Munch sotto quei tetti. L’Engebret Cafè è uno di questi.

Un pakistano vicino al mio albergo faceva da vent’anni i Samosa più premiati di Oslo. Un po’ piccanti, ma buoni.

I gusti che ricordo sono, accanto al salmone, il baccalà (con un sugo molto forte), la balena, la renna, i gamberetti, pesce bianco, ma anche carne di hamburger, di hot dog di qualità.

Cosa vedere

Il Nobel Peace Center del 2005, che era la vecchia stazione ferroviaria costruita nel 1877, contiene una mostra interessante che ha come tema principale la pace. Accanto alla celebrazione della vita e delle opere di Alfred Nobel, vi sono tanti libri (e oggetti) che richiamano pace, inclusione, non discriminazione e attenzione ai diritti umani.

La Oslo City Hall, costruita tra il 1931 e il 1950, è, già si diceva, un monumento che è stato molto discusso. Imponente e freddo, contiene all’interno enormi sale con statue e richiami ai mestieri dell’uomo. Merita, sicuramente, una visita.

Il castello medievale (Akershus Fortress) costruito nel 1299 e ristrutturato nel 1730, è un po’ fuori mano, sul lato sinistro del porto, ma offre una vista molto interessante. L’Harbour Office e lo Yacht Reale, l’Harbour Storage Center del 1916, la prima costruzione moderna in Norvegia, ora uffici, accompagnano il turista verso la zona più alla moda della città.

La Opera House, costruita nel 2008, è ancora in corso di ristrutturazione e permette di salire fin sul tetto per godere di una vista suggestiva.

L’Astrup Fearnley Art Museum del 2012, disegnato da Renzo Piano, e l’Aker Brygge, che dal 1985 è zona di shopping e ristoranti ma era il vecchio ricovero delle barche, sono due luoghi da visitare obbligatoriamente.


GALLERIA FOTOGRAFICA (tutte le foto sono di Giovanni Ziccardi)