L’adescamento di minori (“grooming”) online: un'introduzione

Il fenomeno dell'adescamento di minori online pone problemi giuridici e tecnologici particolarmente interessanti.

L’adescamento di minori (“grooming”) online: un'introduzione

Un’attività criminale che è in cima alla lista delle ipotesi che sono oggetto di attenzione da parte delle Forze dell’Ordine, vista l’estrema diffusione, il quantitativo di odio veicolato e la pericolosità sociale, è il grooming online.

Comprendere cosa sia il grooming online è semplice: si tratta di un abuso sessuale nei confronti di un minore contattato e adescato via Internet, tramite messaggi o altri sistemi di comunicazione elettronica. Per amor di precisione, di solito s’intende con grooming soltanto la fase dell’avvicinamento, della creazione del rapporto confidenziale, ma si preferisce, spesso, comprendere anche i comportamenti successivi che, purtroppo, sovente sfociano in violenza. Non è così semplice, al contrario, comprendere il ruolo e l’impatto che le nuove tecnologie stanno avendo su un fenomeno così in espansione.

Il primo fattore che gli studiosi evidenziano è, ovviamente, l’estrema vulnerabilità della vittima. Siamo in presenza di uno di quei reati che, già si accennava, sono portati nei confronti di una persona che, spesso, viene scelta appositamente per i suoi lati più vulnerabili, già conosciuti o scoperti durante le procedure di contatto e di avvicinamento, anche con tecniche sofisticate: psicologiche, di dialogo o di ingegneria sociale[1]. Gli studiosi notano anche che un fenomeno quale l’abuso sessuale di un minore è sempre correlato a un insieme di fattori tra loro connessi e inscindibili: il suo carattere (il lato individuale del bambino), la sua famiglia, la comunità nella quale vive, la cultura e la civiltà che lo circondano. Un bambino non è mai completamente isolato, tranne casi eccezionali – anche quando trascorre ore su Internet o con uno smartphone, è comunque inserito in un contesto che garantisce un minimo di controllo – per cui il processo che porta all’abuso dello stesso è incardinato in un ambiente molto complesso di relazioni.

I rischi per i bambini offline, con contatti portati nel mondo fisico, sono studiati da tempo, così come il loro essere “vulnerabili” che, negli occhi dell’aggressore, è spesso il primo motivo per cui sono scelti. Come si possono trasferire simili considerazioni al mondo online?

Anche online, ovviamente, vi è un alto fattore di vulnerabilità, soprattutto delle ragazze, che sono tendenzialmente più vittimizzate dei ragazzi e sono a maggior rischio di essere prese di mira. I ragazzi, dal canto loro, sono più portati a non dirlo, perché si vergognano: succede anche in caso di abusi sessuali. Anche i ragazzi omosessuali, o incerti sulla loro sessualità, sono online i più vulnerabili. Vittime con una bassa stima di sé stessi, una facilità ad essere persuasi, delle difficoltà comportamentali, delle sofferenze emozionali e immaturità presentano delle caratteristiche che sono interessanti per gli aggressori, e che cercano di approfondire maggiormente online.

Il comprendere come avviene il crimine di grooming online è essenziale per comprendere il fenomeno in sé[2]. Si diceva che la vittimizzazione di giovani persone tramite abuso sessuale è fenomeno già studiato prima di Internet, e il grooming è universalmente interpretato come una tecnica per aiutare a trasformare una fantasia di un sex offender in realtà. Da un punto di vista giuridico, di solito la normativa punisce anche la preparazione di atti che possano portare a un abuso sessuale dei bambini. Da un punto di vista tecnico e dell’azione siamo, invece, in presenza di un processo attraverso il quale una persona “prepara” un bambino (e l’ambiente in cui si trova) per l’abuso. “Preparare” significa avere “accesso” alla mente del bambino, avere la sua complicità e mantenere il segreto del bambino affinché non riveli la cosa.

Gli studiosi sono concordi nel definire grooming un comportamento nel quale la sexual solicitation proviene da un adulto, e non da un altro bambino o adolescente.

Il fenomeno ha molte sfaccettature, ed è assai complesso. Può essere difficile riconoscere il processo, dove inizia e dove finisce, varia per stile, durata e intensità ed è spesso correlato alla personalità del criminale.

Il lato della manipolazione mentale è molto importante: serve a convincere il bambino a tenere comportamenti che, altrimenti, non terrebbe, e può avvenire tramite regali, minacce, il far sentire la persona speciale, l’offerta di denaro o la proposta di giochi a sfondo sessuale.

Per accessibilità del minore o della vittima s’intende, si diceva, un fattore determinante che riguarda il contatto. Internet fornisce una piattaforma molto particolare, e permette di esplorare modalità di contatto che non erano possibili venti anni orsono. In passato, il luogo di contatto erano la famiglia, il posto di lavoro, le abitazioni di conoscenti, oppure ambienti nei luoghi vicini. Internet ha reso i minori accessibili a una moltitudine di aggressori senza necessità di lasciare le mura di casa e mantenendo un buon grado di anonimato. Anche gli aggressori di natura timida, o che vivono ai margini della società, in Internet sono diventati uguali agli altri.

Le tecnologie hanno sensibilmente modificato il grooming sotto tre aspetti: in punto di accessibility, in punto di opportunity e in punto di vulnerability.

Nelle chat rooms, ad esempio, l’azione si svolge con le seguenti modalità: il criminale attiva l’amicizia, consolida la relazione, fa un assessment del rischio, arriva alla condizione di esclusività e mette in atto, alla fine, le fantasie sessuali. Nel mondo offline i genitori sono di solito attenti su chi entra in contatto con i bambini fisicamente, mentre nel mondo online si abbassano le difese: si pensi alle connessioni mobili, sul telefonino del bimbo, o effettuate nella cameretta.

La costruzione del rapporto varia da contatto a contatto e da caso a caso, ma ha molte costanti: un rapporto di fiducia, il presentarsi con un linguaggio e interessi simili al minore o, al contrario, come un punto di riferimento, il fingere di concedere un rapporto di esclusiva che rassicuri ma anche che impedisca al minore contatti con persone che lo potrebbero proteggere in una simile situazione. Per guadagnare fiducia, i criminali sincronizzano il loro comportamento con quello della vittima e lo adeguano istante dopo istante, cercando sempre di essere percepiti in maniera positiva dalla vittima.

Il contesto sessuale, ossia il contestualizzare la conversazione in un’ottica erotica o pornografica, è il momento di svolta del processo di grooming. L’attimo in cui viene introdotto l’argomento varia in ogni singola situazione. Alcuni criminali introducono il tema sessuale molto velocemente o, addirittura, subito, per poi portare l’approccio a una escalation veloce. Si può andare dal flirtare all’uso di parole volgari, dall’invio di foto alla condivisione di collegamenti a materiale pornografico su Internet. Se il minore inizia a inviare foto che lo riguardano, si crea un rapporto ancora più forte perché il criminale ha una carta in più da giocare: conosce cose che solo lui sa e che il minore non vorrebbe vedere circolare; si trova in mano così una leva forte per ricattare la vittima.

Il risk assessment (o valutazione del rischio) è un parametro invece che interessa l’aggressore: serve per evitare di essere scoperto o identificato, e per valutare il livello di fiducia e di vulnerabilità in capo al minore. Vi è ovviamente anche un aspetto tecnologico importante: che computer utilizzare, quali indirizzi IP, come memorizzare le informazioni, come fare ad evitare di comunicare con la vittima in pubblico, quali tipi di e-mail private o di telefoni mobili utilizzare, che sistemi di crittografia, di anonimato e di cancellazione sicura dei dati. Se poi deve avvenire l’incontro faccia a faccia, occorre che il criminale valuti dove incontrare il minore, se lontano da casa o in altro luogo. Si noti che di solito i criminali che ritengono di non stare facendo nulla di sbagliato ma, anzi, di essere d’aiuto nei confronti dei minori con i loro comportamenti, non dedicano grande attenzione all’analisi del rischio.

L’ambiente online può essere utile anche in un’ottica di inganno, permettendo ad anziani di mascherarsi da giovani; in molti casi però i criminali, nel contesto del grooming, non mentono su età e caratteristiche e, anzi, informano i minori che stanno cercando relazioni sessuali online. Può piuttosto avere importanza, nella fase del dialogo, il cosiddetto Online disinhibition effect, ossia il modo differente di comunicare di alcune persone rispetto alla vita reale: il senso di non essere identificati online porta a cambiare i comportamenti[3].


[1] Si veda Helen Whittle, Catherine Hamilton-Giachritsis, Anthony Beech, Guy Collings, “A review of young people’s vulnerabilities to online grooming”, in Aggression and Violent Behavior, 18, 2013, pp. 135-146.

[2] Si veda, sul punto, Helen Whittle, Catherine Hamilton-Giachritsis, Anthony Beech, Guy Collings, “A review of online grooming: characteristics and concerns”, in Aggression and Violent Behavior, 18, 2013, pp. 62-70.

[3] Si veda Rebecca Williams, Ian A. Elliott, Anthony R. Beech, “Identifying sexual grooming themese used by Internet sex offenders”, in Deviant Behavior, 34, 2013, pp. 135-152.