Il mio computer brucia! Lezioni
Il mio computer brucia: alcune lezioni che siano di insegnamento per trasformare un danno in una opportunità.
Ieri pomeriggio stavo facendo lezione online, per quattro ore, in un bellissimo corso sul Family Tech di GFL. Ero su Zoom.
Verso la metà del pomeriggio, mentre stavo parlando di sexting, colpisco inavvertitamente il bicchiere d’acqua che tengo usualmente sulla scrivania a fianco di Ciukino - il peluche mio allievo - per rinfrescare ogni tanto la gola mentre illustro i temi del corso.
Il bicchiere si rovescia esattamente sul portatile, e un rivolo d'acqua copre pian piano la tastiera del mio MacBook Air.
Comprendo la gravità della situazione dal display che inizia a dare segni di scompenso (lampi) e da un odore identico alla celebre frittura di pesce de “La Cubana” a Marina di Ravenna che sale dal tasto F4.
Faccio in tempo a lanciare, fingendo indifferenza, il break della lezione, "venti minuti di pausa, ci vediamo dopo", e il computer muore. Morto.
In questi venti minuti, con calma, inizio ad agire.
I primi due minuti li uso per cercare su Internet notizie di incidenti simili e scopro che l’acqua, la semplice acqua, per di più era acqua Sant’Anna, delicatissima e che fa bene alla salute, è terribile per i Mac. Terribile. Si infiltra e agisce con una violenza corrosiva in pochi secondi che non ha eguali, sino a causare reazioni chimiche che, in sintesi, portano a una situazione “computer ciao”. Anzi, sembra che da tempo la Apple usi appositamente componenti che, in presenza dell'acqua, si sciolgono. Come la Citrosodina.
Dopo aver compreso che il Mac è da buttare, recupero dall’altra stanza il suo clone. Esatto: ho preso l’abitudine da tempo di avere due o tre portatili uguali, come se fossero i “muletti” di un’automobile.
Per le attività lavorative uso computer molto datati (il MacBook morto ieri era del 2014) che hanno, sul mercato dell’usato, prezzi tra i 200 e i 400 euro. E in questa moda dell'avere sempre l'ultimo modello, se ne trovano tantissimi.
Ho quindi preso il vizio, invece di comprare dischi esterni, di tenere uno o due computer di scorta.
Prendo il “muletto”, gli tolgo la polvere e il muschio e mi collego al cloud, scarico slides e link e sono pronto di nuovo, dopo neanche dieci minuti, per entrare nella stanza e riprendere la lezione come se niente fosse.
Ho, però, un problema: tutti i miei codici di accesso sono in un servizio online che me li custodisce cifrati zero knowledge, quindi loro non conoscono i miei codici ma, soprattutto, non sanno la password per accedere, che io non ho annotato (perché non va mai annotata!).
Verso sera, dopo numerosi tentativi, sono entrato e ho recuperato anche tutti i codici.
Alcuni insegnamenti da questa esperienza:
i) a questo punto, mentre lavorate, se proprio dovete, bevete caffè, Coca Cola, grappa o rum. È davvero umiliante bruciare un computer con l’acqua Sant’Anna
ii) se siete delle professioniste o dei professionisti, pensate ad avere uno o due computer di scorta, anche obsoleti, pronti per effettuare un "cambio al volo" in caso di decesso improvviso della macchina su cui state lavorando. Sono molto più utili di un disco esterno, in un contesto simile. Con poche centinaia di euro si comprano macchine più che dignitose che per fare lezioni online, conferenze o per scrivere vanno benissimo. Ogni tanto, una volta al mese, li accendete, li tenete aggiornati e poi li riponete.
iii) il cloud vi salva la vita, quindi backup in tempo reale di tutto. Sempre. Non tenete più nulla sui computer in locale.
iv) attenzione ai servizi cifrati di cui non vi annotate la password e che non vi consentono di recuperarla in alcun modo. Nel momento di tensione, o se subite un trauma e la dimenticate, è finita.