Dieci regole per sviluppare un pensiero critico
Sviluppare un pensiero critico sulle notizie che circolano è diventato essenziale, soprattutto in periodo di pandemia.
Si discute, da tanti anni, su disinformazione e notizie false, e sulla necessità di elevare, oggi, il livello di attenzione (nel nostro ruolo di fruitori dell’informazione in generale), soprattutto con riferimento alle informazioni che circolano sulla rete e sui social network.
Tanti fattori, infatti, contribuiscono a rendere il quadro più difficile da gestire: l’amplificazione immediata che ottengono le notizie, la loro viralità, la persistenza di informazioni anche false, la chiusura in “bolle” degli utenti al fine di veicolare meglio informazioni nei loro confronti (sfruttando anche i pregiudizi degli stessi e, soprattutto, targetizzandoli), l’equiparazione apparente di tutte le fonti indipendentemente dalla loro competenza e qualifica, il tempo bassissimo di attenzione di ciascun utente che porta a una difficoltà di approfondimento serio, la confusione sulle fonti, l’uso di espedienti grafici per suggestionare il lettore, e così via.
La pluralità di fonti e di informazioni è, oggi, essenziale. Può garantire, infatti, una visione veramente concreta di un problema, sotto tutti i suoi aspetti. Ma se non è unita a un pensiero critico molto rigoroso, che escluda immediatamente (e, soprattutto, non contribuisca a diffondere) informazioni nocive e “inquinanti” e si fermi unicamente a ragionare su informazione “buona” e di valore, rischia di diventare un fattore capace di alterare gli equilibri sociali e democratici.
Non è complesso, in realtà, "mettere in fila" dieci aspetti, o regole, che possano consentire di affrontare al meglio questa eccedenza di informazione. La "lista" che segue è "ispirata", ad esempio, a un decalogo che pubblicò a suo tempo Facebook sulla propria piattaforma, nel periodo "caldo" dei contesti pre-elettorali.
Sono, purtroppo, procedure che richiedono pazienza, attenzione e tempo, tre fattori che sono spesso accantonati soprattutto da chi è particolarmente “polarizzato”, ossia già fortemente connotato con riferimento alla sua idea su un fatto specifico (ad esempio di cronaca) e poco portato a cambiare idea.
Si aggiunga il fatto che gran parte di queste notizie penetrano in gruppi già fortemente connotati e consolidati e, anzi, sono proprio indirizzate (già come contenuti) in determinati gruppi, con quindi altissima possibilità di essere accettate. Ciò rende ancora più complesso operare con voci critiche o di dissenso in simili contesti: è l’ambiente che si è creato attorno che impedisce qualsiasi discussione e, spesso, la stronca sul nascere (facendo spesso perdere la pazienza all’interlocutore che, magari, parte ben disposto al confronto).
Queste regole che andrò a illustrare brevemente dovrebbero servire a orientare gli utenti non particolarmente polarizzati ma, anche, a far riflettere chi crede di avere la verità in tasca o chi segue pedissequamente i toni e l’ambiente nel quale si trova. Pensiero critico significa anche poter cambiare idea a seguito di una riflessione, o mutare, anche leggermente, le proprie posizioni.
Si tratta, in definitiva, di un modo per affrontare e auto-difendersi dalle informazioni che circolano oggi in rete (ma non solo: anche sugli organi di stampa e le televisioni) e per individuare all’istante situazioni di crisi o problematiche/sospette.
i) analizzare con cura, e in linea di principio diffidare, di toni accesi, titoli urlati o sparati, frasi roboanti, virgolettati suggestivi o espressioni accese evidenziate volontariamente. L’alzare i toni deliberatamente è un primo indice del voler far prevalere la visibilità della notizia stessa rispetto al suo contenuto. Si usa il maiuscolo, il termine o paragone suggestivo, volgare, discriminatorio, di gioia per attirare subito l’attenzione del lettore e suggestionarlo ma poi, se si va a verificare il contenuto reale dello scritto, si scopre che le cose non sono così. La prima regola, quindi, potrebbe essere quella di saltare direttamente i titoli e di andare a leggere il contenuto. Nella pratica, come è noto (e anche per il calo di attenzione di cui si parlava), spesso si legge solo il titolo e si procede solo se il titolo ci ha colpito.
ii) Controllare con cura il sito web sul quale è contenuta la notizia. Non tutti i siti web sono uguali, e alcuni sono proprio pensati per veicolare notizie false, imprecise o volontariamente suggestive, cercando a volte anche di trarre in inganno il lettore. Occorrerebbe avere un piccolo “portfolio” dei siti web affidabili e decicare il tempo a consultare solo quelli, facendoli diventare un po’ le nostre fonti di informazione primaria o, comunque, le prime fonti che ci informano sul "succo" di un fatto.
iii) Approfondire i contenuti della notizia in proprio, procedendo a ricerche specifiche ad esempio su chi scritto la notizia, sui suoi “precedenti”, sulla sua posizione politica, sulla sua credibilità, effettuando anche approfondimenti che l’autore stesso non ha, magari, effettuato (si pensi, ad esempio, ad andare a recuperare un testo originale in inglese o francese per cercare delle incongruenze rispetto a quello che è stato riportato, o fare una verifica/nuova conta dei dati riportati).
iv) controllare la pulizia e la correttezza del testo che è riportato. Un testo sciatto e pieno di errori può essere indice sia di una improvvisazione o di un testo scritto in fretta e senza approfondimenti, sia di una traduzione automatizzata o semi-automatizzata di fonti altrui, spesso senza citarle. Poca cura e fretta portano, ovviamente, a possibili errori.
v) Verificare la veridicità di immagini, fati e grafici allegati all’articolo. Comuni sono i ritocchi, o l’utilizzo fuori contesto di fotografie o immagini, o l’affiancare una foto di un evento “simile” a un altro evento. Purtroppo tale verifica non è facile perché oggi è molto semplice modificare immagini e grafici anche con strumenti amatoriali.
vi) Verificare sempre la linea del tempo. Sarebbe opportuno procedere sempre a un controllo delle date e dei riferimenti temporali, proprio come dovrebbero fare i bravi giornalisti. Si tratta di una procedura che consente di individuare immediatamente, e senza particolari sforzi, la veridicità o meno di una notizia.
vii) Allargare la nostra attenzione alle dichiarazioni di “testimoni”, alle interviste raccolte in loco, a tutti gli elementi che possono corroborare il fatto indicato.
viii) Verificare se altri hanno riportato la stessa notizia e in che termini, se in termini simili o con una interpretazione completamente differente, oppure se quella notizia è presente soltanto in un solo “luogo” (cosa molto difficile, oggi, vista l’immediatezza nella circolazione delle informazioni). Anche questa analisi può portare immediatamente ad evidenziare la falsità della notizia stessa.
ix) Verificare se si tratti di uno scherzo, di un dileggio o di una notizia portata con ironia esasperata ma che potrebbe confondere (non è facile, in un ambiente come quello digitale, comprendere e individuare tutte le sfumature dell’ironia). In questo caso, sviluppare pensiero critico significa saper distinguere con precisione notizie vere da notizie create appositamente per scherzare ma, anche, per generare dubbi o confusione (l’ironia e il dileggio possono essere, come è noto, modi subdoli per far circolare notizie false).
x) Comprendere bene quali siano i siti web che veicolano volontariamente e "per mestiere" notizie false. Vi sono realtà che producono intenzionalmente notizie false che, spesso, divertono gli utenti. L’importante è che sia ben compresa la natura di questi siti web.
Sviluppare un pensiero critico oggi diventa ancora più necessario perché viviamo in un periodo dove informazioni estremamente complesse sono veicolate quotidianamente ai cittadini (si pensi ai temi correlati alla pandemia e a i vaccini) e si tratta di argomenti che non sono semplici da comprendere neppure per gli esperti, figurarsi per gli utenti comuni.
Ciò richiede, in tutti, una maggiore attenzione e pazienza nella verifica di ogni notizia e, soprattutto, richiede un rigore anche nella condivisione delle stesse e nei commenti.
Il tutto per cercare di tutelare il più possibile un ecosistema che, come è noto, è particolarmente delicato.