Dieci punti di ricerca (e cultura) su cui riflettere nel nuovo anno
I dieci punti, o linee di ricerca, su cui investiremo nell'anno entrante. Su cui riflettere.
Qui di seguito trovate elencati, con tanti auguri di un buon anno nuovo, i "miei" dieci punti di attenzione per l’anno entrante.
Attorno a questi punti porteremo avanti gran parte delle attività del Centro di Ricerca ISLC dell'Università di Milano, e vi possono sicuramente fornire idee anche per le vostre attività del 2025. Nel caso notiate alcune "convergenze" tra queste linee di ricerca e altre vostre idee che state sviluppando, contattatemi senza problemi. Vi sono tante opportunità di collaborazione.
1) VERO O FALSO. Dovremo, innanzitutto, ripensare al nuovo rapporto che si è creato, o si sta creando, tra “vero” e “falso”. Un rapporto che sarà influenzato dai deepfake e dalla facilità d’uso dell’intelligenza artificiale generativa, con contestuale creazione di qualsiasi tipo di contenuto. Si pensi, ad esempio, agli impatti che potrà avere in ambito processuale o investigativo. Non è facile, in una società moderna, convivere con l'idea che sia così semplice creare contenuti indistinguibili dal vero e, soprattutto, che sia necessario provare, ogni volta, "che sia vero ciò che è vero". Si tratta di un tema non solo tecnico ma anche giuridico e sociale. La nuova idea di vero e falso pone anche, come prevedibile, interessanti aspetti etici.
2) CATENA. Dovremo aumentare il controllo costante dei fornitori, soprattutto i piccoli, nel processo di sicurezza informatica di qualsiasi realtà, e focalizzare l’attenzione alla sicurezza della supply chain. Si tratta di un aspetto non semplice da gestire (già è complesso pensare alla propria, di sicurezza, figurarsi a quella degli altri...), ma che è entrato prepotentemente nella recente normativa: lo scopo è far comprendere come non sia sufficiente la sicurezza del nostro sistema, ma occorra anche una verifica costante su tutte le realtà che in qualche modo possono accedere ai nostri dati. Gli incidenti del 2024 hanno dimostrato la criticità di questo aspetto.
3) DISINFORMAZIONE. Assisteremo alla crescita esponenziale di teorie del complotto, di disinformazione e di misinformazione, di odio in rete e di procedure di controllo rigidissimo dei contenuti informativi soprattutto da parte di regimi illiberali. Ciò è dovuto sia ai conflitti in corso, sia alla situazione politica mondiale attuale.
4) QUIETE. Avremo il ritorno alla lettura, alla scrittura, alla riflessione pacata e ai contenuti di qualità e all'analogico, anche se come fenomeno di nicchia, ma assai interessante, e legato a una specifica fascia di età. Vi sarà una sorta di rigetto legato ai “cervelli bruciati” (parola dell’anno), alla bulimia informativa e al "tutto, breve e subito".
5) BAMBINI. Avremo l’ingresso in massa dei dispositivi elettronici connessi in rete nella fascia d’età tra i 5 e i 9 anni, abbassando ulteriormente quel preoccupante “undici anni” che, adesso, è il momento di consegna dei dispositivi ai minori. Si porranno, allora, gli annosi problemi di accesso a contenuti non appropriati, di verifica dell'età (come e con che mezzi), dell'uso di questi strumenti in educazione (compresa l'IA).
6) CAOS NORMATIVO. Il 2025 sarà, poi, l’anno storicamente più ricco di normative internazionali che toccheranno le nuove tecnologie: non solo “Brussels effect” (comunque importante) ma “world effect”. Occorrerà avere pronta una mappa che evidenzi anche le incongruenze e i contrasti tra le normative.
7) ALFABETIZZAZIONE. Il 2025 sarà anche l’anno in cui risulterà ancora più evidente la analfabetizzazione tecnologica dei cittadini, dei politici e delle posizioni apicali in Europa (compresa la middle age, ossia la fascia d'età tra i 45 e i 65 anni). Un cittadino su due non ha idea di che cosa si stia parlando nei consessi normativo-tecnologici. Di qui la centralità di una educazione civica digitale da anni trascurata.
8) ATTACCHI AL PUBBLICO. Gli aumenti costanti degli attacchi informatici evidenzieranno ancora una volta l’inadeguatezza di molte strutture e infrastrutture pubbliche, che ereditano una situazione critica ormai ventennale. Apparirà chiaro come le tecnologie e l’intelligenza artificiale non possano “guarire” situazioni già compromesse in partenza (per carenza di investimenti, problemi di cultura della sicurezza, miopia politica e imprenditoriale), ma solo amplificarne le criticità.
9) GIURISTA IBRIDO. Nel 2025 diventerà sempre più indispensabile la figura di un giurista ibrido, di un digital officer che si sappia muovere agevolmente ameno tra venti normative (dalla protezione dei dati alla cybersecurity, dalla resilienza del settore finanziario alla IA, etc.), quantomeno per le attività di assessment preliminari.
10) INFORMATICA GIURIDICA. Sarà sempre più l’anno, per i giovani e meno giovani, del legal tech, dell'informatica giuridica, dell’IA, del diritto delle nuove tecnologie, della protezione dei dati, dei crimini informatici, della compliance e cybersecurity, sia in ambito privato sia pubblico. È questo uno dei percorsi su cui investire per la propria, futura carriera.