E12: I rischi dell'uso dell'IA in ambito giuridico

L’uso di sistemi di IA da parte di un giurista porta con sé promesse significative, ma introduce anche una serie di rischi che devono essere attentamente considerati. Questi rischi non derivano dalla tecnologia in sé, ma dal modo in cui interagisce con le dimensioni umane e istituzionali della pratica legale così come si è sviluppata per secoli. Per comprendere questi rischi, riflettiamo allora sul senso di equilibrio che ha sempre caratterizzato il mondo della legge e dei tribunali: la delicata interazione tra precisione e senso di giustizia, efficienza ed equità, innovazione e tradizione.

Uno dei rischi più evidenti è la questione, che già abbiamo trattato, del pregiudizio. I sistemi di intelligenza artificiale, in fin dei conti, apprendono dai dati, e se questi ultimi riflettono disuguaglianze o pregiudizi che ci portiamo dietro da secoli, il sistema potrebbe replicarli o, addirittura, amplificarli.

Immaginiamo un sistema di IA utilizzato per gestire le sentenze, le ordinanze o gli arresti nei casi penali. Se i dati di addestramento includono decisioni influenzate da pregiudizi sociali, come pene più severe da comminare ad alcuni gruppi demografici, o a persone che abitano in un certo quartiere degradato, il sistema potrebbe consolidare e perpetuare queste ingiustizie. Nell'interpretazione del giurista, questo quadro genera un paradosso: uno strumento progettato per migliorare l’obiettività dei giudici può, invece, istituzionalizzare quegli stessi pregiudizi che cerca di eliminare.

Un altro rischio significativo è la mancanza di trasparenza che abbiamo trattato nel post precedente, spesso definita come il problema della “scatola nera”. Molti sistemi di IA, in particolare quelli che utilizzano tecniche avanzate di apprendimento automatico, producono decisioni o raccomandazioni senza una chiara spiegazione di come siano state raggiunte. Per un giurista, abituato a ragionamenti basati su principi, precedenti e logica, affidarsi a un sistema opaco può minare la fiducia nelle conclusioni. Come può un giudice, un avvocato o uno studioso di diritto fidarsi di un risultato se non può rintracciare il suo percorso logico? Una simile mancanza di trasparenza arriva a mettere in discussione il requisito fondamentale del sistema giuridico, ossia che le decisioni siano spiegabili e giustificabili.

Un terzo rischio riguarda gli errori nei contenuti e, in senso lato, la disinformazione. I sistemi di intelligenza artificiale non sono infallibili; possono commettere errori, interpretare male i dati o, addirittura, produrre informazioni completamente false. Ad esempio, un sistema di IA utilizzato per la ricerca nelle banche dati giuridiche potrebbe generare un riassunto di un caso che include precedenti inesistenti o potrebbe sbagliare il numero di riferimento di una specifica sentenza. Se tali errori passassero inosservati, potrebbero orientare in modo errato le argomentazioni legali o il ragionamento dei giudici, con conseguenze di vasta portata.

Viene anche rilevato, da molti studiosi, il pericolo di affidarsi troppo ai sistemi di intelligenza artificiale. Proprio come un giurista dovrebbe essere molto cauto nell’affidarsi esclusivamente a un’unica fonte di contenuti legali, allo stesso modo dovrebbe evitare di trattare i risultati dell’AI come definitivi o incontestabili. I sistemi di AI sono semplici strumenti, non "arbitri della verità". Un eccessivo affidamento rischia di erodere il ruolo del giurista come pensatore critico e interprete del diritto, sostituendo il giudizio umano con conclusioni generate dalla macchina che mancano delle sfumature e del ragionamento che da sempre è legato all'idea stessa di professione legale.

Un altro rischio, si diceva, riguarda la privacy e la protezione dei dati, in particolare quando i sistemi di IA elaborano informazioni molto delicate. I casi giudiziari spesso contengono dettagli molto riservati (si pensi al penale, o al diritto di famiglia), e l’affidamento di tali dati a un sistema di IA richiede garanzie sulla sicurezza, sulla conformità alle leggi sulla protezione dei dati e sul rispetto della riservatezza del cliente. Una violazione, o un uso improprio, dei dati potrebbero non solo danneggiare le persone, ma anche compromettere l’integrità del procedimento stesso.

Infine, c’è il rischio più ampio, non solo in ambito giudiziario, di erosione della fiducia del pubblico. Il diritto trae gran parte della sua legittimità dalla percezione che sia equo, trasparente e radicato nei valori umani. L’uso crescente di sistemi di IA in contesti legali - soprattutto se sono mal compresi, o applicati in modo improprio - può portare allo scetticismo o alla resistenza da parte del pubblico, in particolare se le decisioni guidate dall’IA sono percepite come ingiuste o non meditate.

Per un giurista, tutti questi rischi richiedono un approccio cauto, e molto critico, all’IA. La tecnologia deve essere vista come un’integrazione, e non come un sostituto, dell’esperienza umana. L'uso di simili strumenti richiede un’attenta supervisione, un controllo costante ai principi etici e un impegno regolare a preservare i valori che sono alla base della professione legale: giustizia, competenze, equità e responsabilità. Sebbene i sistemi di IA offrano strumenti potentissimi per l’efficienza e la gestione dei testi, la loro integrazione nella pratica legale deve essere guidata dal riconoscimento che la scienza e la pratica del diritto sono, in ultima analisi, attività umane, che non possono sempre essere ridotte ad algoritmi o a decisioni automatizzate.

In sintesi: l’uso dell’IA nella pratica legale comporta rischi di parzialità, opacità, errore, eccessivo affidamento, violazioni della privacy e una potenziale perdita di fiducia del pubblico. Queste sfide non sono insormontabili, ma richiedono che i giuristi si impegnino su questo fronte in un modo critico e attento all'etica e ai valori.